Trump: (non) l’ultimo dei Corleonesi

Se c’è una cosa che la mafia ci ha insegnato, è che le minacce ben calibrate e un po’ di sano ricatto possono portarti lontano. Ma chi avrebbe mai detto che queste lezioni di “business” avrebbero trovato spazio anche nel mondo della diplomazia internazionale?

Eppure, eccoci qua, con Donald Trump che sembra aver preso appunti direttamente dal manuale operativo di Don Vito Corleone.La questione è questa: Trump ha praticamente ordinato all’Unione Europea di comprare massicce quantità di petrolio e gas americani, altrimenti… saranno dazi per tutti! Il messaggio, buttato lì con la stessa sottigliezza di un martello pneumatico, è stato più o meno: “Comprate il nostro petrolio, o vi inondo di tariffe che vi faranno rimpiangere i tempi del baratto”.Non vi ricorda qualcosa? Magari la classica scena del mafioso che si presenta al negozio del povero commerciante dicendo: “Bella bottega che hai qui. Sarebbe un peccato se… prendesse fuoco, no?”

Ecco, la stessa eleganza, ma in giacca e cravatta e con una bandiera americana sullo sfondo.Ma attenzione, il buon Trump non si è limitato alle minacce economiche. Per rendere più convincente il suo “invito” all’Europa, non ha esitato a fare terra bruciata attorno a sé. Vecchi alleati si sono trasformati in nemici giurati, conflitti latenti sono stati riaccesi, e guerre mai necessarie sono state inaugurate con il pretesto di preservare la sicurezza e la democrazia.

Un esempio tra tutti? Le “guerre preventive” dell’America in Medio Oriente. E qui la scuola mafiosa si arricchisce di una specializzazione americana: la bugia. Chi non ricorda Colin Powell con la sua fiala sospetta, agitata davanti al Consiglio di Sicurezza dell’ONU per giustificare l’invasione dell’Iraq? Armi di distruzione di massa che, spoiler alert, non sono mai state trovate. E il risultato? Centinaia di migliaia di morti, per lo più donne e bambini, e interi paesi ridotti a cumuli di macerie.

E allora, una domanda sorge spontanea: ma provare a parlare di pace, no? Magari posare missili e droni per un momento e usare, non so, le parole? Troppo difficile? O troppo poco redditizio? È davvero così utopico immaginare leader mondiali che non trasformino ogni conflitto in un gioco di forza per vendere armi e petrolio?

Sembra di no. Quando c’è un guadagno da assicurarsi, la strategia è sempre la stessa: agita lo spauracchio di una minaccia imminente, raccogli applausi patriottici e poi inizia a bombardare. Chiamatela geopolitica, se volete, ma non è molto diversa da un’estorsione su larga scala. La differenza è che i mafiosi di quartiere non hanno droni armati o fiale false per giustificare i loro misfatti.Il punto è questo: che si tratti di un boss mafioso che minaccia il panettiere del quartiere o di un presidente americano che ricatta mezzo pianeta, il messaggio è sempre lo stesso. O fai come ti diciamo, o te ne pentirai amaramente. E noi, nel frattempo, ci limitiamo a guardare, spettatori impotenti di un teatro dell’assurdo che si ostina a chiamarsi politica internazionale.

Alla fine, caro Don Trump, puoi anche usare giacca e cravatta invece del completo gessato e sostituire il sigaro con il tuo social network preferito, ma il risultato non cambia: i Corleonesi, a confronto, sembrano solo dilettanti.

di Redazione

Redazione Leopaper, il giornale degli studenti dell'ITT Leonardo da Vinci - Foligno (PG)

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