“Israele e Palestina: Una storia complicata come un giallo di Agatha Christie, ma con meno Buon Senso”

Palestinian and Israeli flag, conflict concept

Se ci fosse una competizione per il premio “Conflitto più intricato della storia moderna”, il caso israelo-palestinese vincerebbe a mani basse. Con un mix esplosivo di religione, territorio, nazionalismi e una buona dose di ego geopolitico, questa vicenda sembra più un thriller internazionale che una situazione reale. Ma qui non c’è un Hercule Poirot a risolvere il mistero, e gli indiziati – spoiler: sono tutti colpevoli – sembrano più interessati a peggiorare le cose che a trovare soluzioni.

L’ORIGINE DEL CAOS: UNA CASA PER DUE

Tutto inizia con una questione apparentemente semplice: chi ha diritto alla terra tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo? Da una parte, il popolo ebraico, che considera quella regione la “Terra Promessa” da oltre 3000 anni. Dall’altra, i palestinesi, che ci vivono da secoli e giustamente si chiedono: “Ma promessa da chi? Di certo non da noi.” Nel mezzo, un Impero Ottomano collassato e, immancabile, l’intervento della Gran Bretagna, che in stile perfettamente coloniale, nel 1917 promette la stessa terra sia agli ebrei che agli arabi. Geniale, vero?

DALLA PROMESSA ALLE PUGNALATE

La dichiarazione Balfour del 1917 è il primo mattoncino del muro (non quello fisico, quello arriverà molto dopo). Poi arriva la Seconda Guerra Mondiale, l’Olocausto e il dramma del popolo ebraico, che cerca un rifugio sicuro. L’ONU, con la sensibilità di un elefante in una cristalleria, propone un piano: dividiamo la Palestina in due stati, uno per gli ebrei e uno per gli arabi. Idea fantastica, no? Peccato che nessuno sia d’accordo, tranne gli ebrei. Risultato: nel 1948 nasce Israele, e da lì in poi il caos diventa cronico.

COLPE? PER FAVORE, PRENDETE NUMERO!

  • Israele: Dopo aver fondato il loro stato, gli israeliani passano da vittime della storia a… non proprio eroi. Occupazioni, insediamenti nei territori palestinesi, check-point ovunque, e un muro che fa sembrare quello di Berlino una recinzione per polli. Il tutto giustificato dalla sicurezza nazionale, ma a che costo?
  • Palestinesi: Non proprio innocenti, nemmeno loro. Da decenni, fazioni estremiste lanciano missili e attentati suicidi contro i civili israeliani. Hamas, che governa Gaza, ha trasformato la Striscia in un campo di battaglia, spesso usando i civili come scudi umani. Insomma, non proprio un master in diplomazia.
  • Occidente: Ah, il grande regista dietro le quinte. Gli Stati Uniti che finanziano Israele, l’Europa che balbetta, e tutti gli altri che preferiscono guardare da lontano con l’ipocrisia di chi “condanna fermamente” ma non muove un dito. E poi c’è l’eredità del colonialismo, che ha seminato confini assurdi e tensioni etniche ovunque. Complimenti, ragazzi!

UN FINALE SENZA HAPPY ENDING?

C’è chi sogna due stati, chi spera in uno solo, e chi non vede altro che un futuro di guerra eterna. Ma diciamocelo: finché tutti continueranno a giocare a “chi ha ragione” invece di chiedersi “come facciamo a convivere?”, il conflitto resterà una ferita aperta. Nel frattempo, le vere vittime – civili innocenti da entrambe le parti – continuano a pagare il prezzo di un dramma che sembra non avere soluzione.

Se volete una morale, forse è questa: in una storia dove tutti hanno torto, forse sarebbe il caso di smettere di litigare su chi ce l’ha più grosso… il diritto storico, ovviamente.

di Redazione

Redazione Leopaper, il giornale degli studenti dell'ITT Leonardo da Vinci - Foligno (PG)

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